Sul tema della sostenibilità, in relazione al mondo del packaging in ambito food, la Direttiva UE 2018/852 del Parlamento Europeo e del Consiglio UE del 30 maggio 2018 con le successive modifiche, hanno offerto agli stati membri e a cascata ai produttori di beni di consumo, un insieme di regole generali di indirizzo per una corretta progettazione, produzione e gestione a fine vita degli imballaggi.
Questa direttiva nasce dall’evidenza di come larga parte dell’inquinamento dei territori, delle acque interne e dei mari sia provocato proprio dalla non adeguata gestione dei rifiuti di imballaggio e dalla loro conseguente dispersione nell’ambiente.
Per quanto le direttive di indirizzo come quelle europee sul tema siano ormai largamente presenti nel quadro normativo degli stati – in Italia è stata attuata dal Decreto Legislativo 116 del 2020 – e nelle attività di ricerca e produttiva di moltissime realtà industriali, comprese quelle del settore Food, resta evidente quanto il problema sia di dimensioni tali che solo una contemporanea presa di coscienza dal basso, proveniente cioè da una assunzione di responsabilità da parte dei consumatori, possa contrarre i tempi per una inversione di rotta che abbia un impatto determinante sull’ambiente naturale.
Il ruolo dell’Impresa in questo percorso è forse paragonabile – se non addirittura ancor più decisivo – di quello della stessa Politica, proprio per la funzione educativa e ‘formativa’ che i brand più attenti a questi temi hanno ormai assunto grazie alla la relazione di fiducia che sono stati in grado di instaurare con i propri consumatori.
Da una parte vengono implementati investimenti in ricerca e sviluppo, nella creazione e utilizzo di nuovi materiali per gli imballaggi; nell’adozione di nuove tecnologie e di materie prime biodegradabili, in processi produttivi e distributivi più sostenibili e nell’implementazione dell’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili: tutto ciò rientra ormai nella mission di ogni impresa strutturata nell’ambito della ricerca di un impatto ambientale più ‘sostenibile’.
Dall’altra parte abbiamo l’ambito ‘sociale’ nel quale si declina tra gli altri il concetto stesso di Sostenibilità. Un ambito che vedrà come driver nel prossimo futuro proprio la capacità dei brand di stimolare questa consapevolezza, nel contesto di un dialogo con il consumatore – soprattutto con le nuove generazioni – che, in prospettiva, sappia modificarne permanentemente i comportamenti verso una modalità più virtuosa e partecipativa.
In questa direzione assumono grande rilevanza gli strumenti di comunicazione come il packaging Design, attraverso i quali i brand comunicano e mantengono ‘viva’ la relazione con il proprio prospect:
l’adozione di uno stile diretto e funzionale, la scelta nell’imballaggio di materiali innovativi o a basso impatto come i biodegradabili; e ancora la creazione di contenuti puntuali e pertinenti, di iniziative ’premianti’ il comportamento virtuoso; la produzione parallela di contributi video e di immagini coinvolgenti ed illuminanti, senza dimenticare una corretta e responsabile gestione dei canali social, unita ad una creatività stimolante e distintiva.
La chiave è dunque la costruzione di un rapporto diretto e trasparente con il consumatore, un rapporto a due direzioni, fatto di informazioni ‘corrette e veritiere’ – come recita un vecchio adagio sulla pubblicità oggi più che mai attuale – di un ascolto attento e sensibile alle sfumature e ai cambiamenti in atto, per una crescita comune.
E’ in questo senso, nella tensione verso la creazione di un modello di consumo più attento e virtuoso, che il valore della Comunicazione d’Impresa diventa anche ‘etico’.