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Entro la fine del 2022 l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di giungere ad un sistema armonizzato di FPNL (Front-of-Pack Nutrition Labeling) ossia uno standard comunitario in grado di armonizzare le singole politiche di informativa nutrizionale dei prodotti ai consumatori. Al momento sembra non esserci alcuna prospettiva di accordo, permane la netta contrapposizione tra i Paesi che aderiscono a Nutriscore, la label c.d. “a semaforo” ideata dalla Francia, e dall’altra parte Nutrinform ovvero l’indicazione c.d. “a batteria”, proposta dall’ Italia.
Approfondiamo meglio i due sistemi e le loro caratteristiche.
Nutriscore è un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia con l’obiettivo di rendere più facilmente leggibili da parte dei consumatori le informazioni nutrizionali degli alimenti semplificandone l’identificazione dei valori nutrizionali attraverso l’utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A (migliore qualità nutrizionale) alla E (minore qualità nutrizionale). Si tratta di un marchio collettivo registrato dall’Agenzia francese per la sanità pubblica presso EUIPO (European Union Intellectual Property Office). Il suo utilizzo è quindi subordinato al rispetto di apposite norme d’uso e di uno schema grafico.
Si tratta di un sistema c.d. ‘valutativo’, in quanto l’informazione offerta esprime l’esito di una valutazione qualitativa dei profili nutrizionali degli alimenti, mediante applicazione di un algoritmo ai valori relativi a 100 g/ml di prodotto. Tenuto conto sia dei nutrienti e le sostanze il cui apporto eccessivo può arrecare pregiudizio alla salute (es. sale, zuccheri, acidi grassi saturi), sia degli elementi che è importante assumere con regolarità (es. proteine, fibre alimentari e così anche le quantità di frutta, verdura e legumi in ricetta).
Dunque Nutriscore si qualifica, almeno per il momento, come informazione volontaria relativa ai prodotti alimentari: un’informazione quindi aggiuntiva rispetto alla Dichiarazione nutrizionale obbligatoria prescritta dal reg Ue 1169/2011. L’apposizione del logo Nutriscore, rappresentando un’indicazione facoltativa, sarà quindi assoggettata alle regole di cui al CAPO V del Reg. 1169/2011 in tema di requisiti ed applicabilità di dette informazioni, oltre chiaramente all’osservanza delle norme relative all’utilizzo del marchio registrato dall’Agenza francese per la sanità pubblica.
Contro la proposta francese si schiera l’Italia, la quale sostiene che le indicazioni “a semaforo” penalizzino la dieta mediterranea e più in generale quindi i prodotti Made in Italy, alcuni dei quali (ad.es. Olio EVO) si vedrebbero discriminati con votazioni peggiori rispetto a quelle attribuite alla Coca Cola. L’Italia ha quindi proposto un’alternativa che si chiama Nutrinform Battery e valuta non i singoli cibi, quanto piuttosto la loro incidenza all’interno della dieta. Il logo indica il contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale presente in una singola porzione di alimento (e non in 100 gr. di prodotto come la Nutriscore)
L’etichetta è pensata come una batteria e reca l’indicazione di tutti i valori relativi ad una singola porzione consumata. All’interno del simbolo vengono indicate quindi le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalle singole porzioni rispetto alla quantità giornaliera raccomandata. In pratica la percentuale di energia o nutrienti contenuti dalla singola porzione sono rappresentati dalla parte carica della batteria, così da quantificarli visivamente.
La messa a punto di Nutrinform Battery è stata operata da molteplici attori: filiera agroalimentare, nutrizionisti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio per la Ricerca Economica Alimentare e i ministeri delle Politiche agricole, della Salute e dello Sviluppo economico.
Il 7 dicembre 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto 19 novembre 2020 con le norme sul logo nutrizionale facoltativo “Nutrinform Battery” in alternativa all’etichetta a semaforo.
Anche Nutrinform Battery si qualifica pertanto, almeno per il momento, come informazione volontaria relativa ai prodotti alimentari: un’informazione aggiuntiva rispetto alla Dichiarazione nutrizionale obbligatoria prescritta dal reg Ue 1169/2011.
Il decreto prevede alcune esclusioni per quanto riguarda il possibile utilizzo del logo sui prodotti. Il suo campo di applicazione, infatti, esclude alimenti confezionati in imballaggi la cui superficie maggiore misura meno di 25 cm2 ed i prodotti di cui al Regolamento UE 1151/2012 (IGP, DOP, STG) per evitare che il consumatore non comprenda o non riconosca il marchio di qualità a causa dell’apposizione di un ulteriore logo.
Il Mise ha elaborato un apposito Manuale d’uso del marchio nutrizionale Nutrinform battery. Il Manuale fornisce le condizioni d’uso del marchio Nutrinform Battery nonché le indicazioni sulla sua progettazione, presentazione e posizionamento in coerenza con le modalità di presentazione delle informazioni secondo il Regolamento (UE) n. 1169/2011.
La gestione e la titolarità del marchio Nutrinform Battery rimangono in capo al MISE. Il suo utilizzo da parte degli operatori è volontario e non comporta nessun trasferimento di proprietà dello stesso. Gli operatori del settore alimentare che intendono utilizzare il logo Nutrinform Battery sono tenuti ad informare la Direzione generale presso il Ministero della Salute in merito all’igiene, alla sicurezza degli alimenti nonché ai dati nutrizionali a mezzo di modalità dedicate. Gli operatori che applicano volontariamente il logo nutrizionale Nutrinform Battery, si impegnano, inoltre, ad estenderlo progressivamente a tutti i prodotti alimentari appartenenti alla medesima categoria merceologica.
Il pensiero della maggior parte delle Aziende alimentari italiane sembra schierarsi contro il modello francese dell’etichetta nutrizionale a semaforo, appoggiando il pensiero dei rappresentanti del Governo che da sempre manifestano la propria netta opposizione.
Le ragioni sono molteplici. Dapprima quella legata all’export delle eccellenze made in Italy, che, se sottoposte al logo Nutriscore “a semaforo”, subirebbe una dura battuta d’arresto. Ma anche dal punto di vista scientifico-nutrizionale restano forti dubbi sull’impostazione del sistema francese.
«Il Nutriscore – spiega Marco Silano, Direttore dell’Unità Operativa Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità – funziona benissimo per tutti quei prodotti che possono essere riformulati e la cui ricetta può essere cambiata. Un produttore, ad esempio, fa dei buonissimi biscotti. Con il Nutriscore si rende conto che il bollino diventa rosso scuro. Naturalmente, se lo mette a scaffale nessuno lo compra. Allora il produttore inizia a toglierci un po’ di grassi saturi che fanno male, un po’ di zuccheri e da rosso diventa arancione. Una colorazione ragionevole. Così è riuscito a modificare la ricetta».
Una soluzione che non può valere per le eccellenze del made in Italy come prosciutto, Parmigiano o olio d’oliva: «Questo sistema può funzionare per tutti i prodotti che sono completamente artificiali. Ma faccio l’esempio del Parmigiano Reggiano che è frutto di una stagionatura obbligatoria per legge di almeno 24 mesi. La stagionatura fa concentrare il sale e gli acidi grassi saturi del latte. Quindi il Parmigiano avrà per forza il bollino rosso: innanzitutto perché si prendono in considerazione 100 grammi, una porzione enorme. Inoltre, non si può intervenire sulla stagionatura, un processo naturale. Il Parmigiano ha un disciplinare e deve avere una stagionatura di 20-24 mesi».
Ed infatti, tra i soggetti assolutamente contrari al Nutriscore vi sono da sempre i Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano. Questi lo definiscono un sistema «basato su un’informazione generica e certamente non educativa per il consumatore, che tradisce in realtà il fine ultimo che si prefiggeva, ovvero garantire scelte salutari, bilanciate e corrette dal punto di vista nutrizionale e salutistico» Pertanto i Consorzi Parmigiano Reggiano e Grana Padano non autorizzeranno le etichette degli operatori della filiera che inseriranno tali informazioni sul packaging delle due DOP.
Non manca, tuttavia, chi ha criticato il modello italiano a batteria si per la poca immediatezza rispetto al Nutri-Score, data dal rifiuto di utilizzare i colori per sottolineare le differenze tra un prodotto e l’altro, nonché per i molteplici numeri presenti all’interno del logo.
Inoltre c’è la questione delle porzioni a cui sono riferiti i valori nutrizionali espressi: non esiste infatti, nella Nutrinform battery, uno standard quantitativo per le porzioni imposto alle Aziende per l’applicazione del logo diversamente dal Nutri-Score che si basa su un criterio oggettivo utilizzando lo standard di 100 g (o 100 ml).
In conclusione, si ribadisce comunque che, a tutt’oggi, entrambi i loghi nutrizionali (Nutriscore e Nutrinform battery) mantengono l’assoluta volontarietà e non costituiscono alcun obbligo di legge per le Imprese Alimentari.
Attendiamo nei prossimi mesi ed entro la fine del 2022 che gli Eurodeputati, al fine di addivenire ad un sistema armonizzato di etichettatura nutrizionale fronte pacco dei prodotti alimentari, si esprimano su uno dei due loghi.